I piani del partito laburista di raggiungere un accordo con l’UE in base al quale professionisti come avvocati e banchieri possano lavorare più liberamente in tutto il continente potrebbero rivelarsi un’utopia, con un rapporto che avverte che ottenere il riconoscimento delle qualifiche professionali continua a essere un problema in tutti i paesi dell’UE.
Nel suo manifesto elettorale, il partito laburista si è impegnato a garantire un accordo di reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali, che, a suo dire, contribuirebbe ad aprire nuovi mercati per il settore dei servizi del Regno Unito.
Tuttavia, una relazione della Corte dei conti europea, l’organismo che monitora le entrate e le spese dell’Unione, afferma che anche all’interno dell’UE i cittadini incontrano ancora ostacoli nel far riconoscere le proprie qualifiche in un altro Stato membro.
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Sebbene nel 2005 sia stata adottata una direttiva volta a facilitare il riconoscimento delle qualifiche professionali, secondo il rapporto in molti paesi si riscontrano delle carenze nell’applicazione della direttiva, come la mancanza di procedure elettroniche e le differenze nelle tariffe applicate per il riconoscimento.
Spesso viene richiesta una documentazione eccessiva, tra cui lettere che descrivono le motivazioni del lavoratore a lavorare in un paese diverso, traduzioni giurate o prove di residenza prima del trasferimento.
Il rapporto rileva inoltre che alcuni Paesi hanno richiesto ai lavoratori di completare una formazione aggiuntiva o di sottoporsi a un test senza giustificazione.
Raccomanda alla Commissione europea di garantire che il sistema di riconoscimento sia applicato in modo uniforme e che ai lavoratori vengano fornite informazioni affidabili e coerenti.
Stef Blok, membro dell’ECA responsabile dell’audit, ha affermato: “Un infermiere o un meccanico che desidera lavorare in un altro Stato membro può essere scoraggiato dal processo di riconoscimento delle proprie qualifiche professionali: può essere un processo lungo ed eccessivamente burocratico.
“Abbiamo riscontrato enormi disparità procedurali tra gli Stati membri quando applicano le norme UE, a scapito di coloro che desiderano esercitare una professione regolamentata altrove nell’UE. Per proteggere i cittadini UE, crediamo che il meccanismo di allerta debba essere integrato nella procedura di riconoscimento per le professioni che hanno a che fare con la salute e la sicurezza e quelle che richiedono integrità, in particolare quando hanno a che fare con i minori”.