Ora che, grazie ai precedenti articoli sul formato hai la struttura giusta per il tuo CV, sei pronto a scoprire come scrivere un CV vincente: le 4 regole perfette che devi seguire per creare i contenuti del CV. Ora è questo è il tuo compito più importante (prima di iniziare ad inviare il tuo CV, naturalmente!) dato che i contenuti del tuo CV hanno il 70% di importanza per ottenere l’effetto WOW! e quindi per il tuo successo nella ricerca di lavoro!
Le quattro regole fondamentali da usare riguardano lo stile di scrittura e di narrazione, la scelta dei verbi e delle parole e la quantificazione dei tuoi traguardi. Te le spiegherò in dettaglio una per una!
La prima regola è quella di scrivere in modo chiaro, conciso e diretto. Gli errori tipici, per contro, sono quelli di scrivere frasi lunghe, noiose, con paroloni tecnici altisonanti con l’intento di impressionare il recruiter Sebbene mostrare una capacità di linguaggio tecnico è importante, devi ricordarti che tu non saprai mai con esattezza chi leggerà il tuo CV: se un incapace nel lavoro di selezione che il giorno prima vendeva appartamenti ed il giorno dopo è stato scelto per lavorare come recruitment consultant nel tentativo di guadagnare di più, oppure se un tecnico del settore che è stato spostato alle Risorse Umane e che è in grado di apprezzare le tue capacità tecniche.
La seconda regola riguarda lo stile narrativo e dunque l’uso corretto della persona in senso grammaticale. Mi spiego: scrivere in terza persona nei CV ha un effetto pessimo sul lettore sia in Italia che in UK (e quasi ovunque nel mondo) perché viene associato ad una grande pomposità ed arroganza, assieme ad un distacco dal recruiter che lo leggerà. Scrivere in prima persona, infatti, aiuta a raccontare storie e a creare empatia: inoltre tu devi necessariamente parlare di te, perché il CV è il tuo! Quindi se ti hanno insegnato ad essere modesto e a lasciare che siano gli altri a parlare bene di te, mi dispiace ma quelle regole devi metterle da parte per altri contesti: qui devi tirare fuori il meglio che hai. Ma se inizi a riempire il tuo CV e lettera di presentazione di “io, io sono, io ho, io… ” finirai per sortire lo stesso effetto di prima, denotando un fortissimo egocentrismo.
La soluzione sta nell’utilizzare uno stile quasi impersonale, dove è ovvio che parli di te ma eviti di utilizzare “Mario Rossi ha fatto questo e quello” ed “io ho…” troppo spesso.
La terza regola riguarda l’uso delle parole potenti, ovvero quelle parole altamente impattanti che scatenano reazioni emotive positive nella testa del lettore ed aiutano a dipingerti come una persona eccezionale che merita di essere conosciuta.
La PNL ha rubato questa tecnica dalla psicologia, quindi non stupirti se ne senti parlare anche in altri contesti. Le parole potenti si dividono in due categorie:
- gli action verbs: i verbi che denotano un’azione, coniugati al participio passato
- l’adozione di aggettivi fortemente positivi, come ottimo, eccellente, etc.
L’adozione dei verbi al participio passato è un ottimo modo per iniziare le frasi, corte e dirette, che compongono il tuo CV.
Ci sono varie aree di verbi collegati ad azioni, che io raggruppo in 10 categorie, con relativi esempi. Da notare che alcune azioni possono ricadere in due o più categorie (ad esempio l’organizzazione e la gestione hanno molte affinità) e che l’area delle competenze tecniche può includere azioni molto specifiche per un settore, come “dipinto, cucito, saldato etc.”
- Gestione e guida (management e leadership): analizzato, amministrato, gestito etc.
- Comunicazione e relazioni: comunicato, motivato, mediato, promosso, risolto etc.
- Ricerca: analizzato, chiarificato, ricercato, localizzato, misurato, valutato, risolto etc.
- Tecniche: adattato, condotto, operato, svolto, testato etc, più settore-specifiche
- Formazione ed educazione: formato, addestrato, insegnato, supportato, etc.
- Capacità creative: agito, combinato, customizzato, progettato, inventato, ideato etc.
- Finanza e gestione dati: analizzato, stimato, misurato, redatto, sgrigliato, comparato
- Aiuto e supporto: supportato, difeso, curato, cooperato, diagnosticato, facilitato etc.
- Organizzazione e dettagli: operato, classificato, catalogato, distribuito, eseguito etc.
- Generiche: conseguito, completato, migliorato, ecceduto, risolto, ripristinato etc.
Il risultato è quello di aiutare il recruiter ad andare subito al sodo ed immaginarti mentre tu svolgi realmente le azioni che compongo il lavoro per il quale ti stai candidando e che hai svolto in precedenza!
Studio dei casi: un recruiter sta cercando una segretaria per uno studio medico, dove è necessario saper parlare anche inglese per ordinare occasionalmente alcuni farmaci e medicinali rari all’estero. Trova tre CV simili ma con i seguenti cappelli introduttivi:
CV 1: “segretaria altamente qualificata con diploma di ragioniere e perito commerciale più formazione complementare, con 3 anni di esperienza caratterizzata da alta soddisfazione di colleghi e clienti, dotata di ottime competenze informatiche nell’utilizzo di Windows e Microsoft Office e perfetta padronanza della lingua inglese.”
CV 2: “segretaria con buona esperienza, abilitata alla professione tramite diploma di ragioneria, con buone capacità col computer, office e posta elettronica e discreto inglese.”
CV 3: “Io sono una segretaria con diploma di ragioneria. So usare i PC e Microsoft Office, ho conseguito 3 anni di esperienza e conosco la lingua inglese.”
Come vedi, il primo CV risulterà sicuramente il più impattante sia rispetto a chi non utilizza nessun aggettivo nel descriversi, sia a chi ne utilizza di positivi ma auto-limitandosi. Dire che sei buono o bravo anziché ottimo o eccellente dimostra una scarsa fiducia in sé stessi. Per contro, scrivere certe affermazioni sul proprio CV equivale ad un’auto-dichiarazione di efficacia che sei pronto a sostenere in seguito con i fatti.
Il terzo CV invece risulta piatto ed impersonale, con inutili giri di parole (“io ho, recentemente”).
Ora, in molti – quando cito certi esempi – preferiscono il secondo anche perché ritengono il primo troppo arrogante. Ma se quella frase fosse messa nel CV di una segretaria personale che ha lavorato con importanti imprenditori in contesti internazionali e quindi davvero ad alti livelli, le informazioni che fornisce sarebbero perfettamente coerenti. Il linguaggio deve quindi essere coerente con chi sei tu e con la verità, ma raccontandola dal lato più conveniente per te e per chi ti legge.
Attenzione infatti che qui non ti sto dicendo di dire che sei il migliore o che sei eccellente in qualcosa se non lo sei, ma ti sto dicendo di esaltare ed usare le tue qualità migliori, mettendole adeguatamente in evidenza, come già suggerito nel primo articolo “parti da te stesso“.
Infatti, come puoi dimostrare di essere il migliore? Semplicemente non puoi! Ma se sei bravo in qualcosa, allora devi dirlo!
Più sei giovane, più sembrerai ridicolo se dici di avere ottime competenze in tutto: il focus è quello di mettere in luce il tuo potenziale senza sembrare uno spaccone, grazie alla 4° regola che vedremo tra poco.
Il giusto mix lo si ottiene usando gli aggettivi più forti per esaltare le tue migliori capacità, aggettivi di “media” forza per le tue capacità secondarie o complementari, per dare anche quell’effetto di modestia utile a renderti credibile.
Se mi chiedi di aiutarti a realizzare un CV per svolgere lavori per i quali non sei qualificato o sufficientemente esperto, allora mi stai chiedendo di mentire e questo non lo faccio mai.
La quarta regola è quella di quantificare il più possibile i propri traguardi ed il proprio lavoro.
In teoria è facile: basta pensare a ciò che hai fatto in passato e pensare a quante volte hai ripetuto un’azione in un dato lasso di tempo, che può essere “al giorno, al mese, all’anno o durante tutto un lavoro”.
Ancora, si può pensare a quanti soldi si è fatto guadagnare o risparmiare ad un’azienda, al numero di lavoratori parte del team che si è guidato, al numero o alla percentuale di cause vinte in tribunale oppure di pazienti salvati tramite interventi chirurgici, alla percentuale con cui hai ecceduto gli obiettivi di vendita e fatturato concordati dall’azienda, agli anni di durata senza necessità di manutenzione straordinaria di un ponte che hai progettato e costruito, alle ore di volo su un aereo e così via: gli esempi possono essere infiniti e variano da professione a professione.
Deve essere sempre possibile quantificare ciò che hai fatto!
Studio dei casi: un recruiter sta cercando un nuovo magazziniere per un cliente:
CV 1: “operaio di magazzino abilitato all’utilizzo di carrelli elevatori”
CV 2: “operaio esperto nella gestione dei magazzini ed eccellente autista di carrelli elevatori, capace di maneggiarli con precisione anche in spazi ristretti come dimostrato da oltre 2000 ore di guida con un record di 0 incidenti”
Come vedi, il secondo è un degno esempio di curriculum vincente perché utilizza frasi dall’alto valore descrittivo, capaci di colpire a livello emotivo e razionale grazie ai traguardi quantificati che supportano con un approccio fattuale le affermazioni qualitative inserite con le parole potenti.
A tal riguardo, l’errore più comune che puoi fare è quello di utilizzare frasi fatte altamente inflazionate come “grande lavoratore con 10 anni di esperienza, onesto ed affidabile” che usano tutti, sono vuote e rappresentano elementi che si danno per scontanti (a meno che non siano accompagnati da traguardi tangibili ed a meno che non siano coerenti con un particolare lavoro).
Altre farsi molto rischiose sono “risolutore di problemi, altamente motivato e con grandi doti comunicative ecc.” perché sono molto inflazionate e vaghe se non sostenute da fatti.
Infatti, l’unico quantificatore che non funziona sono gli anni della tua esperienza di lavoro totale che, presi da soli, non dicono proprio niente: in quegli anni una persona può aver lavorato senza infamia e senza lode, senza mai fare nulla per farsi licenziare ma nemmeno niente per distinguersi in positivo. Pensaci: tu compreresti da un’azienda solo perché è “da 30 anni al servizio del consumatore”? Lo senti da solo: è troppo poco!
Combatti con testa e cuore: puoi vincere!
E ricordati sempre che sono disponibile per una valutazione gratuita del tuo CV: invialo subito a ilcurriculumvincente@gmail.com , ti aspetto!
Mattia Loy
Esperto in ricerca e selezione del personale e coach occupazionale
Specialista n.1 in Italia nella scrittura professionale del curriculum vita
7 risposte
Salve, ho un dubbio in merito a quanto letto: mi sembra che negli esempi citati come “vincenti” (CV 1 segretaria e CV 1 operaio) sia stata usata la terza persona che precedentemente era stata sconsigliata. Forse non ho capito qualcosa?
Grazie!
Ciao Gaia, non è la terza persona. Terza persona sarebbe “Maria Rossi è una segretaria altamente qualificata con diploma di ragioniere e perito commerciale, che dispone di ottime competenze etc… “
Anche in questo caso è terza persona solo che viene omesso il nome!
No Ezia, è una forma impersonale. Perché se io scrivo una frase iniziando con “realizzato” può essere che “(io ho) realizzato” o “(lui/lei ha) realizzato”. Se invece le frasi sono al presente, è sempre prima persona ed è inequivocabile.
Grazie mille per l’aiuto!