Come licenziarsi e lasciare il lavoro

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C’è una bella differenza tra licenziarsi ed essere licenziati: se nell’ultimo caso è un vero e proprio trauma, dare il ben servito all’attuale datore di lavoro (specie se odioso) dopo che hai ottenuto un’offerta migliore può essere un’esperienza gratificante e piacevole! Così come può essere un addio agro-dolce se c’erano affetto e stima ma senti di aver bisogno di nuovi stimoli e se hai trovato una nuova e migliore opportunità. Ma va dare le dimissioni va fatto in modo corretto, così da ottenere il massimo beneficio e con il minimo danno.

Faccio subito due premesse importanti:

  • salvo casi di estrema esasperazione, anche legati a mobbing e burnout, mai licenziarsi senza prima aver trovato un nuovo lavoro: salvo casi limite (es. mobbing o burnout, che vanno trattati a parte) il rischio di ritrovarsi disoccupati o in una condizione di vulnerabilità è elevatissimo
  • In merito alla procedura burocratica, da diversi anni la modalità per licenziarsi è esclusivamente telematica, ovvero online, ed è una procedura facile e veloce, da fare attraverso il sito dell’Inps con lo Spid.

Ora, se si sta per chiudere un rapporto di lavoro, perché preoccuparsi di farlo con i guanti di velluto? I motivi ci sono eccome:

  1. Mai dire mai – Non sai cosa la vita ti può riservare, se in qualche modo ti intreccerai con il tuo ex-capo e colleghi e se la nuova avventura professionale rispetterà veramente le aspettative.
  2. Referenze – soprattutto fuori dall’Italia è pratica comune quella di richiedere i contatti di referenze di ex-capi e colleghi per verificare il background e la bontà delle informazioni fornite sul CV. Solitamente un datore di lavoro si guarda bene dal parlar male di un proprio ex-dipendente (vedi sotto) ma, sia per prevenire commenti negativi e sia per stimolare quelli positivi, è sempre meglio lasciarsi in buoni rapporti
  3. Passaparola e networking – il motivo è un po’ una sintesi dei precedenti. L’Italia ha dei lati che possono essere anche molto provinciali, tra gossip, ignoranza delle leggi e pettegolezzi. Soprattutto nelle piccole realtà è possibile che gli imprenditori si conoscano tra di loro e quindi lasciarsi con professionalità, senza dare adito ad eventuali malelingue è un comportamento saggio anche nei casi peggiori in cui il lavoro attuale è diventato una sofferenza e si pensano le peggiori cose del proprio capo. Inoltre, i contatti sono sempre contatti e possono sempre tornare utili.

 

Prima di andare avanti, vediamo cosa dice la legge nell’ipotetico caso in cui l’ex datore di lavoro provi a diffamarci presso quello nuovo o potenziale: quando si parla dell’eventuale diritto del datore di lavoro di screditare il dipendente licenziato bisogna bilanciare due interessi: da un lato quello alla libera manifestazione del pensione e, conseguentemente, del diritto di critica; dall’altro quello dell’onore e della reputazione della potenziale vittima. In altre parole si corre sul filo, a metà tra un diritto costituzionale e il reato di diffamazione. La Cassazione, in proposito, ha enunciato quali sono i presupposti perché si possa legittimamente criticare una persona senza perciò essere querelati. I presupposti per il legittimo esercizio del diritto di critica sono:

  1. interesse al racconto;
  2. correttezza sostanziale e formale dell’esposizione dei fatti;
  3. corrispondenza tra narrazione e fatti;
  4. esistenza concreta di pubblico interesse alla divulgazione.

Se mancano questi quattro presupposti e il datore di lavoro ha raccontato i fatti a più persone, il dipendente potrà querelarlo per diffamazione.

Ora, quali sono le azioni migliori da compiere per dare le dimissioni?

Un “atto dovuto” a livello morale, o quantomeno fortemente consigliato, è quello di richiedere un appuntamento faccia a faccia con il proprio capo per comunicargli la tua decisone prima in via informale ed appianare eventuali incomprensioni o situazioni in sospeso. Questo passo in alcuni casi può essere particolarmente difficile, specialmente quando provi sentimenti positivi verso l’impresa ed il tuo ex-datore di lavoro (che non escludono i sentimenti negativi – gratitudine e risentimento possono coesistere!). Raccomando di procedere con una PEC o con una raccomandata A/R in aggiunta alla comunicazione in via telematica solo dopo tale confronto aperto. Tali strumenti di notifica talvolta possono essere anche l’unica strada percorribile specialmente quando il tuo capo o superiore si rende irraggiungibile e non c’è il tempo di agire diversamente, pena perdere il nuovo lavoro.

Tale momento è importante anche per concordare le attività degli ultimi mesi, la buona uscita ed il passaggio di consegne.

Ogni lavoratore, infatti, è legato all’impresa per cui ha lavorato tramite un contratto dove è indicato il periodo di notifica entro cui dare comunicazione all’impresa stessa dell’interruzione anticipata del rapporto di lavoro. Tale periodo di notifica può variare in base alle varie tipologie di contratto e riguarda anche i liberi professionisti che hanno dei rapporti continuativi: solitamente si va da un minimo di due settimane e si possono raggiungere anche i 3 mesi in casi particolari.

Questa è una fase molto particolare: a volte le clausole possono essere molto stringenti, in altri più permissive. Alcuni contratti sono fatti apposta per dissuadere i dipendenti dal licenziarsi e dall’andare dalla concorrenza, mentre altri sono più permissivi in tal senso.

Il caso di conflitto più tipico è quando un dipendente ha ottenuto una proposta da un’altra impresa che però richiede un periodo di ingresso più breve rispetto a quanto previsto dal contratto con l’impresa attuale, da cui il dipendente se ne vuole andare.

Cosa succede in questi casi? Non voglio fare l’avvocato o il consulente del lavoro (che non sono), pertanto condivido la mia esperienza pratica da psicologo del lavoro e manager Risorse Umane. Tendenzialmente le imprese non hanno interesse a trattenere persone ormai demotivate e vogliono invece che venga trovato un buon sostituto (interno o tramite nuove assunzioni) e che avvenga un buon passaggio di consegne (documenti, pratiche, clienti etc.) se opportuno, il tutto nel minor tempo possibile.

Nei casi in cui un dipendente dovesse provare ad imporre all’impresa per cui lavora la sua scelta di lasciare il suo posto di lavoro prima del previsto, con tempi più brevi rispetto al periodo di notifica indicato da contratto, può succedere che l’impresa lasci correre perché sarebbero più i costi che i vantaggi di intraprendere le vie legali ma ci sono anche i casi in cui i contratti sono stati fatti valere in modo pesante ed a rimetterci è la parte più debole, ovvero il dipendente.

Per non rischiare e per dormire sonni tranquilli, è sempre meglio mettere sul piatto le proprie esigenze, dando piena disponibilità all’impresa da cui si esce così da espletare tutte le varie necessità nel minor tempo possibile. A volte si concorda un’uscita anticipata con soddisfazione di ambo le parti oppure si verificano i presupposti per un doppio part-time di transizione o soluzioni affini per mediare tra i bisogni della nuova impresa, che ti vuole il prima possibile, e quella da cui te ne stai andando che ha ancora bisogno di te.

Altro aspetto che denota professionalità, oltre al completare i vari compiti in sospeso, è la restituzione di ogni benefit ed accessorio, come il PC, smartphone ed auto aziendali così come di ogni altro oggetto di proprietà aziendale.

Svolgere una uscita pulita nel rispetto degli altri implica anche una gestione dei documenti e dei beni assegnati: gestire correttamente questi aspetti consente gestire la transizione verso la nuova impresa con serenità e, allo stesso modo, è il momento migliore per verificare che anche i pagamenti del proprio stipendio ed i rimborsi siano regolari.

Un’ultima nota va, ovviamente, nel saluto ai colleghi: per le motivazioni prima riportate, va bene gioire della nuova opportunità e salutare tutti (anche eventualmente quelli più odiosi) con affetto e con un sorriso ma evita di dare adito ad azioni denigratorie dell’ex-azienda e capo, anche tramite gruppi di WhatsApp privati: non sai mai l’uso che può venirne fatto e di come girano le informazioni!

E, se sei arrivato/a sin qui a leggere per il motivo che penso, auguri per il nuovo lavoro!

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