top 5 peggiori errori nella scrittura del CV

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Più lavoro come recruiter più mi rendo conto che, sui grandi numeri, gli errori più gravi che le persone fanno quando scrivono il loro CV sono sempre gli stessi 5.

errori-cv-2E, sai cosa? Quasi tutti questi errori si potrebbero evitare con un minimo di attenzione: evidentemente le nuove generazioni, che si tratti dell’Italia o del Regno Unito, hanno una capacità di concentrarsi bassissima e … hey, ci sei ancora? Guarda che sto scrivendo per te! 😉
Dicevo, che forse complice questo fatto dovuto anche alle nuove tecnologie, molti candidati tendono ad auto-escludersi dai processi di selezione per disattenzione e pigrizia.

Infatti, tolto l’errore clamoroso di scrivere un curriculum più lungo di 2 pagine in grado di annoiare chiunque e di farti finire tra gli esclusi ancor prima di iniziare, gli errori sono i seguenti:

  1. Dimenticarsi di inserire numero di telefono e/o indirizzo email – oppure scriverli sbagliati senza verificare gli errori di battitura al computer o lasciare contatti scaduti come i numeri di telefono della casa dei genitori, il vecchio numero di cellulare che non si usa più o un indirizzo email abbandonato. Diventa infatti impossibile per un recruiter contattare il candidato che magari ha depositato il CV in una banca dati internet o l’ha inviato tramite un sito di lavoro che tutela la privacy del candidato e, salvo casi eccezionali, una ricerca su LinkedIN per recuperare i contatti di una persona così disattenta diventa un pessimo investimento di tempo per un recruiter professionista!
  2. Non specificare la posizione per cui ci si candida nella e-mail. Anche questo è un errore gravissimo perché non permette al recruiter o al datore di lavoro di capire subito per quale posizione vi state proponendo, o se è una candidatura spontanea. Il rischio è di essere esclusi a priori “perché tanto è uno di quelli che inviano il CV a casaccio” o che la propria candidatura, anche corretta, venga persa tra la valanga di email che le aziende e le agenzie ricevono ogni giorno. Dedica quindi  2 secondi in più per indicare almeno nell’oggetto della mail il nome della posizione per cui ti candidi e l’eventuale codice di riferimento.
  3. Non dare un nome specifico al proprio CV . Può sembrare una sciocchezza ma se tu chiami semplicemente il tuo CV come “CV Ele” (se il tuo nome è Elena, ad esempio) o lo lasci come “CV Europass 2016” per il recruiter può diventare un incubo recuperare il tuo CV dopo che l’ha ricevuto e salvato sul computer, perché come te sono a centinaia che non rinominano il file. Il modo migliore per evitare questo errore è quello di rinominare il tuo file indicando prima il tuo nome e cognome, poi inserire la parola CV per specificare che è un curriculum (e non una cover letter), poi il tuo titolo o posizione e, se vuoi, anche l’anno ma normalmente non è necessario. Ad esempio il mio potrebbe essere “Mattia Loy CV – specialista HR”.
  4. Rispondere a tutti gli annunci di lavoro senza leggere e selezionare, spesso usando un solo CV.  Questo è un comportamento tipico dei disoccupati alla ricerca di lavoro, che hanno bisogno di uno stipendio quanto prima e dunque inviano centinaia di CV al giorno sperando che qualcuno gli “regali” uno stipendio. In gergo li chiamiamo i candidati “seriali” proprio per questo motivo. Sappi che non c’è niente di peggio che inviare CV alla cieca perché rischi che i datori di lavoro o i recruiter ti identifichino come una persona poco seria che fa solo sprecare il loro tempo e che dunque blocchino il tuo indirizzo email per sempre, di fatto annullando ogni tua possibilità di venire considerato in futuro per un qualsiasi lavoro.
    Per le ragioni spiegate nel precedente articolo sul tailoring del CV, ti ripeto in breve che a te serve più di un CV: se ne usi uno per tutte le offerte di lavoro rischi di non mostrare il valore che nello specifico puoi portare alla singola azienda per cui ti candidi e quindi di non accedere nemmeno alle interviste di selezione.
  5. Ripetere la descrizione delle proprie esperienze quando sono tutte uguali. Questo errore è più diffuso tra chi svolge professioni prive di uno sviluppo verticale, cioè quelle in cui è difficile essere promossi di grado e dove l’incremento di carriera avviene solo tramite scatti di anzianità che si riflettono sullo stipendio. L’errore di molte persone è quello di ripetere esattamente le stesse cose per ogni posizione lavorativa ricoperta: ricorrendo ad un esempio intenzionalmente banale e riduttivo, se tu hai lavorato come salumiere per la SISA, la Esselunga e la COOP avrai svolto esattamente le stesse cose e non ha senso scrivere i tuoi traguardi e mansioni per ogni azienda per cui lavorato, peggio ancora se li ripeti con il “copia e incolla”. Per evitare questo errore, organizza il tuo CV per elencare i tuoi datori di lavoro in modo coerente e separa da tale elenco tue esperienze e traguardi professionali, che inserirai dopo le esperienze lavorative, come se tu avessi lavorato per un unico datore di lavoro.

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3 risposte

  1. Salve dott. Loy, mi aggancio all’argomento errori da evitare in un cv per porle un dubbio: il CV va firmato oppure no?
    Personalmente ho sempre saputo di sì, ma a quanto pare ci sono pareri discordanti anche su questo. Infatti come si può leggere qui viene addirittura sconsigliato in modo tassativo, mentre qui la mancanza della firma viene invece considerata come errore, quanto meno perché riferita all’autorizzazione al trattamento dei dati personali (e senza questa, mi pare, tali dati non si possono trattare).
    Certo, ci si potrebbe poi addentrare in questioni tecniche come l’apposizione di una firma elettronica avanzata, più attendibile di una autografa, argomento non alla portata di tutti anche per la natura spesso fumosa e complessa degli aspetti tecnici da implementare. Ma questa è un’altra storia, la domanda è intesa a conoscere il suo autorevole parere per quanto riguarda la presenza o meno della firma.

    1. Ciao Nick, io sono uno psicologo e non un giurista. Posso dirti che per me la prima cosa è il buon senso: oggi quasi nessuno firma il CV e ciò vale anche per la mia esperienza a Londra. La tracciabilità è data da tanti fattori che ne garantiscono l’attendibilità.
      Il primo sito “vita da ufficio” denota una scarsa cura alla qualità (vedasi gli errori di battitura e formato presenti nel testo) e mi pare tutt’altro che attendibile, mentre nel secondo trovo contenuti più vicini alla mia filosofia. La risposta a mio avviso è questa: si vive anche senza, ma è meglio metterla quando possibile.
      Il problema è che molti hanno difficoltà a scannerizzare la propria firma ed inserirla correttamente in un documento senza far saltare tutta la formattazione… e comunque, se un recruiter è interessato, non si ferma certo a quello.

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