Domande frequenti sul formato del CV

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Dedico questo articolo al formato del CV, per approfondire il tema e rispondere alle relative Domande Frequenti.

1: Uso dei colori, sì o no?

cv-coloriQuesto è un tema controverso: da un lato i colori, anche nel testo, tendono a far emergere il CV dalla massa ma anche ad appesantirlo e a dare fastidio ai recruiter, sia quando questo viene stampato (consuma più inchiostro e rallenta la stampa) sia se e quando viene letto da professionisti daltonici.
In Italia è generalmente un po’ più apprezzato che in UK: ad esempio il mio amico Ben Shorter, trainer di ADECCO Londra, è a favore solo dei CV snelli ed in bianco e nero.Io sono del parere che la scelta sia molto personale perché il CV deve essere anche in grado di riflettere la personalità del candidato, perciò un CV colorato, con icone in stile millennial e qualche decorazione può essere idoneo per un giovane candidato – a patto che non diventi un fastidioso arcobaleno! Sarà molto meno adatto per un professionista avanti con gli anni che non deve avere bisogno dei colori per distinguersi!

L’importante, se si sceglie di utilizzare un formato colorato, è assolutamente:

  • utilizzare colori ad alto contrasto, come il blu scuro su sfondo bianco
  • non fare un arcobaleno ma utilizzare massimo due tonalità di colori simili più il nero
  • garantire sempre una lettura scorrevole, senza mai inserire decorazioni che possano intralciare la lettura del testo
  • lasciare un CV snello, senza inondarlo di colore che distragga dai contenuti.

2: Eventuali arricchimenti grafici sono utili?

Linee, tratteggi, diverse dimensioni del carattere, grassetto e corsivo sono tutti elementi utili per separare i testi e gli argomenti ed i moduli del CV: utilizzali per creare uno standard uniforme e coerente per far risaltare i tuoi contenuti e renderli facilmente leggibili.

Invece delle aggiunte grafiche come disegni, sfondi e decorazioni sono tendenzialmente da evitare, perché accentuano gli svantaggi appena accennati per i colori.
In particolare, il rischio è quello di eccedere con le decorazioni, che distraggono il recruiter anziché portare un reale valore aggiunto

Esistono alcune professioni, comunque, per le quali può valere la pena di investire in una decorazione elegante che completi il CV: si tratta delle persone che devono dare ampia dimostrazione di capacità con la suite di Microsoft Office di livello superiore alla media, perché sono ritenute competenze chiave per il lavoro per il quale ci si candida.
Di conseguenza, i consigli da dare sono gli stessi usati per i colori in generale, in particolare con la raccomandazione di non creare mai nessuna grafica che vada sotto il testo e che ne intralci la lettura.

Anche certi arricchimenti grafici in bianco e nero come cornici, sequenze ripetute di simboli o di linee possono essere utili solo se c’è un motivo: ad esempio io li ho utilizzati nel CV vincente di una utente che fa la compositrice floreale e vivaista come separatore dei vari moduli e ne ho scelto di specifici che richiamano le piante e le foglie. Si tratta di un elemento molto discreto ed inserito con buon gusto, senza appesantire niente.

3: Ma davvero solo due pagine?

Sì. Ripeto: una pagina se sei un professionista giovane, due pagine se sei un professionista esperto con 5 o più anni di carriera, tre pagine se sei un ricercatore che deve dedicare il terzo foglio alle proprie ricerche e pubblicazioni.
Se non sei capace di mostrare ordine e capacità di sintesi col tuo CV – un lavoro apparentemente basilare – è improbabile che tu possa assolvere a compiti più complessi e di maggiore responsabilità, quindi non vale nemmeno la pena prenderti in considerazione. Figuriamoci se poi non ti degni nemmeno di comprendere gli usi e costumi della nazione straniera dove intendi lavorare.

4: Che tipo di carattere/FONT posso usare?

Quello che vuoi e che meglio rispetta la tua professionalità e personalità, coerentemente col lavoro e posizione desiderata.

Va tutto bene a patto che il CV risulti sempre facilmente leggibile, pertanto alcuni caratteri che ricordano la scrittura a mano possono essere meno indicati di altri; alcuni possono essere validi solo per il tuo nome o i nomi dei moduli, mentre per altri va modificata la grandezza per rendere il testo sempre leggibile.
Altri caratteri, come Impact, Algerian o Arial Black sono utilizzabili solo per i titoli e sono molto pesanti, altri come l’Harrington contengono troppi “ghirigori” e fronzoli ed ostacolano la lettura, mentre altri ancora come il Poor Richard sono davvero troppo piccoli da leggere e fanno sprecare moltissimo spazio per niente.

Alcuni inoltre sono più adatti a candidati molto giovani, altri a candidati più seri ed esperti. Prima inizia a scrivere i contenuti e poi sperimenta: te ne renderai conto da solo!

5: Quali sono le differenze tra il formato italiano e quello UK?

I due formati sono in realtà più simili di quanto si pensi a prima vista, solo che quello italiano è fortemente condizionato dal formato europeo/Europass che costringe il candidato a sviluppare il CV in verticale, tramite colonne, (mentre quello britannico si sviluppa in orizzontale, tramite righe) e con la richiesta di informazioni consuma-spazio che in UK sono richieste solo in un secondo tempo, come il Codice Fiscale o la data di nascita.

Il risultato è che i CV italiani tendono ad essere eccessivamente lunghi ed a sprecare moltissimo spazio sia per la struttura che per il tipo di informazioni richiesto, incolonnando decine di informazioni inutili sin dalla prima pagina senza aver scritto ancora nulla riguardo sé stessi ed il proprio lavoro.

Il CV inglese, inoltre, non prevede la divisione dello storico lavorativo del candidato rispetto alle sue competenze e capacità che si richiede di inserire nei box alla fine del CV italiano: anzi, i traguardi e le competenze devono essere parte integrante della descrizione di ogni singolo lavoro, che deve essere composta da frasi discorsive, corte ed impattanti anziché da un elenco di singole parole.

Altro elemento che salta all’occhio riguarda le lingue straniere. Nel CV italiano c’è una divisione delle competenze linguistiche nelle varie sotto-aree della comunicazione, addirittura formalizzata in un apposito riquadro nella versione Europass: una divisione superflua ed a tratti pure un po’ ingenua, che infatti nei CV britannici non si usa e viene rimpiazzato da un’autovalutazione e/o da un livello acquisito generale per ogni lingua considerata (ad es. Inglese: fluente, livello business, C1)

Ricordo ancora una volta che la foto si mette solo nel CV italiano ma non in quello inglese

Ci sono poi delle affinità per aree culturali: per esempio Canada ed UK hanno leggi molto simili: non va inserito nel CV alcun elemento che possa influenzare il recruiter per elementi non relativi al ruolo da ricoprire o creare discriminazioni, come ad es. le date dei titoli di studio acquisiti o quella anagrafica che possono indurre a discriminare per età (o altro).

6: DEVO METTERE GLI STIPENDI NEL CV?

Anche se questa è una domanda più da “contenuto”, mi viene posta abbastanza di frequente e la risposta è: NO.
Il CV non è un documento per la dichiarazione dei redditi ed inserire lo stipendio direttamente nel CV è spesso visto come un elemento ridondante e “venale”, di chi lavora solo per i soldi anziché anche per i soldi.
Ci sono casi in cui tale elemento viene chiesto, ed è meglio specificarlo nella lettera di presentazione ad un recruiter o ad una speculativa a specifiche imprese presso le quali ci si propone, quando ci si muove per cambiare lavoro.
L’effetto è quello di aiutare i recruiter a connettere il candidato con condizioni migliorative o di evitare perdite di tempo reciproche con imprese che non possono garantire nemmeno lo stipendio precedente.

E ricordati sempre che sono disponibile per una valutazione gratuita del tuo CV: invialo subito a ilcurriculumvincente@gmail.com , ti aspetto!

Mattia Loy
Esperto in ricerca e selezione del personale e coach occupazionale
Specialista n.1 in Italia nella scrittura professionale del curriculum vitae

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