Come impostare il formato di un CV vincente

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dubbio-cv.jpgFoto sì o no? Il CV in bianco e nero o a colori? Grafica di sfondo o semplice? Quante pagine? Che tipo di carattere? Ma la formazione va messa prima o dopo le esperienze di lavoro?
Queste sono tutte domande che qualunque persona alla ricerca di lavoro si fa quando finalmente capisce che non deve usare il formato Europass e che deve scrivere il proprio CV da zero. Ma andiamo con ordine.

Il formato del tuo CV ha almeno un buon 30% di importanza tra i fattori necessari per ottenere l’effetto “WOW” – l’effetto che ti consente di emergere dalla massa ed attirare interviste: i presunti guru che ti dicono che invece sta tutto nella grafica ti stanno solo riempendo di sciocchezze, dato che gli eccessi grafici sono una nota distrazione per i recruiter e sono i contenuti a fare realmente la differenza!
Pensaci: anche se il tuo CV potesse attrarre l’attenzione del recruiter (anche del più pigro ed incapace) grazie ad una veste grafica sgargiante, questo verrebbe comunque cestinato in pochi secondi se è privo delle competenze e qualità richieste, che emergono solo col testo!
Tuttavia è difficile poter scrivere contenuti impattanti senza la giusta impaginazione, pertanto organizzare la struttura del proprio curriculum vincente deve venire prima dei contenuti.Inoltre, il formato del tuo CV deve essere scelto in base a dove vuoi trovare lavoro perché, se non lo fai, rischi addirittura di non poter essere perso in considerazione a prescindere: qui do per scontato che si tratti dell’Italia, del Regno Unito o altre nazioni europee come Germania o Spagna dove, grosso modo, vige sempre lo stesso modello con lievi modifiche.
Sappi però che:

  1. puoi usare per l’Italia lo stesso modello che trovi in UK ma non l’incontrario, perché i nostri CV fatti col formato Europeo lì verranno immediatamente cestinati
  2. A seconda di dove vai, puoi trovare grandissime differenze: ad esempio nei paesi scandinavi può esserti richiesto un CV molto lungo, con moltissimi dati che in altri paesi vengono richiesti solo in fase di intervista o dopo l’assunzione e che NON vanno messi nel CV.
  3. Più corto è il tuo CV, meglio è.
    Idealmente due pagine, una è ancora meglio. Una terza pagina extra è consentita ai ricercatori ed autori di pubblicazioni in generale.

In generale, il CV deve essere composto con i seguenti moduli “fissi”:

  1. Il tuo nome e cognome, ben visibile, seguito dai dati personali necessari per essere contattati: quindi numero di cellulare e/o di telefono fisso se lo usi; indirizzo email ed indirizzo di domicilio, più il profilo LinkedIN se ne hai uno.
    In questo modulo possono trovare spazio anche altri dati, talvolta richiesti dalle agenzie interinali, come la data di nascita, la nazionalità ed il tuo codice fiscale, così come una piccola fotografia in formato tessera o elementi di primario interesse come il possesso del visto ed il permesso di lavorare in un paese straniero.
    Nota bene: questi dati e la fotografia non sono richiesti nel Regno Unito e vengono anzi visti come uno spreco di spazio e come una violazione alle leggi anti-discriminatorie: mostrare una foto nel CV infatti può comportare una tua squalifica immediata in quanto può influenzare il recruiter con elementi non attinenti alla capacità di svolgere il lavoro richiesto, mentre in buona parte dell’Europa la foto è molto importante ma ci torneremo in una pagina dedicata.
  2. Segue l’introduzione personale: deve essere di circa 5 righe e riassumere chi è il candidato, che lavoro cerca e che valore porta all’impresa che assume.
    Sotto questo modulo può trovare spazio un altro dedicato esclusivamente a traguardi particolarmente importanti che il candidato vuole far risaltare.
Slides CV vincente verticali
I colori sono solo per evidenziare le aree diverse

Se il CV è fortemente orientato ad un tipo di lavoro specifico, può essere molto utile o addirittura essenziale dedicare un modulo specifico all’elenco delle competenze chiave o “key skills”. Si divide il foglio in 3 colonne e si elencano le competenze più importanti per il lavoro per il quale ci si propone, altrimenti si passa o alla formazione o alle esperienze pratiche. Il numero di competenze da elencare può variare in base alla complessità del lavoro per il quale ci si propone: in generale è tra 6 e 9 (anche per motivi di impaginazione). Se sono di più, quasi certamente c’è qualcosa che non va: a meno che non si tatti di un lavoro insolito che richiede numerose competenze, stai cadendo nell’errore di elencare tutto quello che sai fare e non stai identificando le reali competenze chiave che sono veramente essenziali per il ruolo in questione.

Il modulo dedicato alla formazione si mette prima delle esperienze lavorative solitamente quando il candidato è uno studente che ha appena finito gli studi  e deve proporsi per il suo primo lavoro qualificato, o un professionista in una situazione simile in occasione di un totale cambio di carriera. Altrimenti si mettono prima le esperienze lavorative e la formazione verrà citata quasi alla fine.

Il modulo delle esperienze lavorative è quello più importante e deve mantenere uno stesso formato per ogni lavoro svolto che indichi chiaramente:

  • il nome della posizione ricoperta
  • le date della durata di quel lavoro (cioè da che anno ad anno, ad esempio)
  • Il nome della compagnia ed una sua breve descrizione se necessario
  • le mansioni svolte ed i traguardi quantificati conseguiti durante quel lavoro

Idealmente, si ricorre ad un elenco puntato per evidenziare le frasi, che devono essere corte, dirette, impattanti e della durata di massimo due righe, idealmente una. In sostanza, l’ideale è una riga per ogni concetto che si vuole esprimere.
Un errore comune è “spezzare” la descrizione di un lavoro mettendola a cavallo tra due pagine, ad esempio iniziando alla fine della prima pagina e concludendola nella successiva: è molto brutto a vedersi ed è molto meglio scrivere un po’ meno nella prima pagina per far stare tutto correttamente, oppure aggiungere pochi contenuti di valore alla prima pagina per far coincidere l’inizio della descrizione del lavoro svolto con l’inizio della seconda pagina del CV.
Normalmente le esperienze pratiche sono leggermente più importanti delle qualifiche, poiché dimostrano che si è realmente in grado di mettere in pratica ciò che si è imparato, anche se i titoli per alcuni lavori possono essere assolutamente vitali. Un autista non verrà assunto senza patente, un medico non lavorerà senza aurea ed abilitazione, in UK uno specialista in Risorse Umane non potrà accedere alle cariche massime senza la qualifica CIPD e via dicendo. Per questo a volte è utile fare menzione delle qualifiche chiave nella descrizione personale per poi riportarle per intero nel modulo della formazione, qualifiche ed abilitazioni quando vengono incluse dopo le esperienze di lavoro.

Assieme alle competenze di solito c’è il modulo per le lingue parlate: può essere tenuto separato o accorpato a quello della formazione e collocato prima o dopo quello delle esperienze lavorative a seconda dell’importanza delle lingue per il nuovo lavoro.
Se il professionista è un linguista e/o ci si candida per lavori dove le lingue sono essenziali, allora andranno messe prima delle esperienze; se invece le lingue sono un valore aggiunto allora andranno messe quasi alla fine del CV.

Segue quindi l’ultimo modulo, che normalmente contiene i dati extra come:

  • Hobby ed interessi del candidato
  • Frase in cui si attesta che si è pronti a fornire referenze per i lavori svolti
  • Consenso al trattamento dei dati contenuti nel CV secondo le leggi della nazione in cui si vuole lavorare, non necessario in UK
  • Ulteriori dati sul permesso di soggiorno e/o visto di lavoro
  • Link ad allegati di rilievo o siti web, nel caso si disponga di materiale extra che sia strettamente rilevante per il nuovo lavoro, ad es. come per i grafici o gli architetti
  • Firma del candidato (non sempre necessaria)

Alcuni recruiter ritengono che gli hobbies e le referenze siano uno spreco di spazio: io invece no, perché con le referenze significa rispettare un’usanza culturale e tranquillizzare il datore di lavoro sulla veridicità del CV senza scomodare prima del tempo eventuali referenti. Per gli hobbies invece, aiuta moltissimo a dare un’idea della personalità del candidato, dei suoi aspetti caratteriali e della sua compatibilità anche come individuo con la cultura aziendale presente nella compagnia che assume.

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Mattia Loy
Esperto in ricerca e selezione del personale e coach occupazionale
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